La sopravvivenza di una comunità agricola locale

Sostenere la sopravvivenza di una comunità agricola locale

Tutto ebbe inizio con un’e-mail.

Dopo avere premuto “Invia”, Barbara Hachipuka guardò fuori dalla sua finestra. Tutto ciò che vedeva erano le terre aride dello Zambia. In quel momento, desiderò che dalla sua e-mail potesse avere origine un miracolo.

Lo Zambia ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito nel 1964. Il 70% degli abitanti lavora nel settore dell’agricoltura, e la forza lavoro è costituita principalmente da donne. La madre di Barbara, Jessie, si rese conto di questa situazione, e decise di agire. Mentre aiutava il marito durante la sua campagna elettorale, si rese conto della povertà e disperazione degli agricoltori e, nel 2003, diede vita all’Unione Cooperativa delle Agricoltrici di Mbabala (Mbabala Women Farmer’s Cooperative Union). Alla fondazione dell’Unione, subito si unirono ad essa 1.720 aziende agricole: un risultato sorprendente. Appena un anno dopo, però, avvenne la tragedia: proprio quando la cooperativa stava prendendo piede, Jessie perse la vita in un incidente. Tutti ne furono sconvolti, e la responsabilità di proseguire il lavoro di Jessie con le agricoltrici passò a Barbara, che all’epoca aveva solo 20 anni.

Nel frattempo, nel luglio del 2004, Shumei divenne un’organizzazione non governativa certificata dalle Nazioni Unite. Nel settembre di quell’anno, Shumei sostenne un evento organizzato dalle Nazioni Unite, il Pan-Asia Pacific Youth Leader Summit di Hiroshima. Durante l’evento, Shumei invitò i giovani di tutto il mondo sull’isola di Kishima, in cui si trova la fattoria modello dell’agricoltura naturale di Shumei. Sull’isola, trasmisero loro le loro conoscenze sull’agricoltura: niente fertilizzanti o pesticidi, e la selezione spontanea dei semi. Tra questi giovani, c’era Barbara Hachipuka. Durante l’incontro, si interessò molto all’Agricoltura Naturale Shumei. 

I sorrisi meravigliosi delle agricoltrici locali.

Al suo ritorno in Zambia, incontrò alcune socie dell’Unione, che speravano che Barbara seguisse le orme della madre e le aiutasse acquistando semi e sostenendo le loro attività agricole. Fu allora che inviò quella sua prima e-mail. L’e-mail diceva: “Insegnateci a praticare l’agricoltura naturale e dateci il vostro sostegno”. L’e-mail, inviata a Shumei, fu ricevuta da Alan Imai, che decise subito di recarsi in Zambia nel novembre di quell’anno.

Nella capitale dello Zambia, Lusaka, Alan trovò ad attenderlo una sorridente Barbara. Dalla capitale, un viaggio di cinque ore li portò nella zona di Mbabala, dove erano attesi da oltre 2.000 agricoltori.

Alan Imai al lavoro con gli agricoltori locali.

Era prima della stagione delle piogge, e Alan chiese loro: “State raccogliendo i semi dalle piante?”. Si sentì rispondere con un’altra domanda: “Vuoi dire che si possono raccogliere i semi dalle piante?” L’unico modo che conoscevano per avviare una nuova coltivazione era acquistare semi ibridi da un’azienda e usare prodotti chimici per coltivarli. Cercavano disperatamente di comprare i semi ogni anno, anche al costo di mangiare una sola volta al giorno. Un contadino gli disse: “Se, come dici, è possibile prendere i semi dalle piante, ritorna qui a marzo. Alla fine della stagione delle piogge, tutta questa zona sarà piena di mais bianco, e nel fiume ci sarà l’acqua.”

Così, Alan tornò in Zambia nel marzo 2005. Quando arrivò, come promesso dagli agricoltori, vide effettivamente mais ovunque; tuttavia, notò anche che la maggior parte delle colture era rinsecchita, e il mais non era commestibile. Proprio l’annata 2005, infatti, fu una delle più secche mai registrate nella storia recente. Esaminando la fattoria, si accorse che una parte del mais era ancora verde e fresca. Si trattava della varietà di mais locale. Aveva trovato la risposta. Quindi, per preparare la stagione successiva, iniziò a comprare quella specifica varietà di mais. In seguito, partecipò alle riunioni di agricoltori, spiegò il metodo dell’agricoltura naturale di Shumei e chiese loro se volessero provarlo. La maggior parte degli agricoltori desideravano fare un tentativo, non tanto perché comprendessero la filosofia dell’Agricoltura Naturale Shumei, ma perché erano attratti dall’idea di non avere più bisogno di comprare fertilizzanti o semi.

La raccolta nello Zambia.

L’Unione selezionò 20 aziende agricole che avrebbero sperimentato il metodo dell’Agricoltura Naturale Shumei. Nel maggio 2005, Shumei tenne il primo seminario. Durante il seminario, Shumei insegnò agli agricoltori i principi di base del metodo dell’Agricoltura Naturale Shumei, e come i tre elementi fondamentali della natura, l’acqua, la luce e il terreno, siano prodotti dal sole, dalla luna e dalla Terra. L’equilibrio di questi tre fattori permette la coltivazione. Shumei ritiene che un terreno sano, con un apporto abbondante ma equilibrato di acqua e sole, sia sufficiente per coltivare senza prodotti chimici di sintesi, e che i semi debbano essere conservati. Prima di ottobre, Shumei riuscì a mettere insieme sette tonnellate di semi di mais della varietà locale.  In seguito, i semi sono stati distribuiti a più di 1.000 fattorie, 5 kg ciascuna, per permettere agli agricoltori di provare l’Agricoltura Naturale Shumei. A quel punto, i dipendenti di Shumei ritennero di avere fatto tutto il possibile. Lasciarono la Zambia pieni di speranza, ma anche un po’ ansiosi.

Ritornati due mesi più tardi, i rappresentanti di Shumei trovarono, a dare loro il benvenuto, un grande e bellissimo arcobaleno. Con grande delizia di tutti, nelle fattorie che avevano sperimentato il metodo dell’Agricoltura Naturale Shumei c’erano campi pieni delle foglie verdi del mais. Gli agricoltori rimuovevano le erbacce smuovendo la terra con i buoi, perché la filosofia di base dell’agricoltura naturale consiste nel rispettare la natura e vivere insieme ad essa. Ciascun agricoltore deve ringraziare la propria terra e prendersi sinceramente cura delle proprie piante; così facendo, potrà avere un buon raccolto. Perfino le condizioni atmosferiche sembrarono comprendere la gratitudine degli agricoltori. Dal novembre 2005 al marzo 2006 le piogge furono abbondanti, e altrettanto abbondante fu il raccolto.

La prima festa del raccolto si svolse nel luglio del 2006. Fu un’idea di Alan: prima di quel momento, infatti, non esisteva una festa simile nella zona di Mbabala. Gli agricoltori misero in mostra il raccolto ottenuto grazie all’Agricoltura Naturale Shumei, si esibirono nelle danze tradizionali e organizzarono persino partite di calcio. Alla festa, che continuò per tre giorni e tre notti, si unirono oltre 3.000 abitanti della zona. La festa ha permesso di creare maggiore coesione nella popolazione del luogo. Alan ideò la festa non solo con la speranza di cambiare il metodo agricolo locale, ma anche di cambiare lo stile di vita delle persone, permettendo loro di scoprire un modo di pensare naturale attraverso il metodo dell’Agricoltura Naturale Shumei. 

Dall’inizio del progetto sono passati più di dieci anni. Oggi, il metodo dell’Agricoltura Naturale Shumei è utilizzato da più di 6.000 aziende agricole; si è espanso in altre zone e perfino in altri Paesi. Nel 2008, il progetto è stato selezionato tra le buone pratiche della Sezione organizzazioni non governative delle Nazioni Unite. È importante che gli agricoltori che entrano a fare parte di questo progetto comprendano che il progetto appartiene a loro e ne sono responsabili, mentre Shumei si limita a fornire assistenza. Noi li sosteniamo affinché imparino a rispettare la natura e vivere insieme ad essa. Oggi, Shumei non ha più bisogno di insegnare, perché sono gli stessi agricoltori ad insegnare ad altri agricoltori. 

Per mettere in moto tutto questo, è bastata una sola e-mail. La nostra speranza è che questo progetto possa diffondersi sempre più in tutta l’Africa.

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